(ASCA) - Roma, 2 apr 2014 - Un ''messaggio falso e considerevolmente allarmistico indirizzato alle gestanti'': definiscono cosi' Francesco Fiorentino, Biologo Molecolare e la genetista Marina Baldi, del Laboratorio GENOMA l'allarme lanciato ieri dal ginecologo Giorlandino secondo il quale ''i nuovi test di screening sul sangue materno per verificare le anomalie nel feto non solo non sembrano funzionare ma si sono rivelati pericolosi! Dai primi risultati accertati documentalmente compaiono numerosi falsi positivi che portano le donne all'interruzione di gravidanza''. E' ''antiscientifico'', spiegano Fiorentino e Bali, affermare che ''poiche' e' stata riscontrata una incongruenza dei risultati in 6 pazienti su 8 venute all'attenzione del citato professionista, un test possa dare dei risultati sbagliati nel 75% dei casi''. ''Tale messaggio ha generato il panico tra le gestanti'', ma ''la cosa che lascia sconcertati e' il fatto che tale allarme non si sia basato sulla presentazione di dati scientifici, magari provenienti da uno studio pubblicato su un autorevole rivista scientifica internazionale, condotto da una centro di ricerca pubblico o da una primaria istituzione privata''. E spiegano: ''l'analisi del DNA fetale da sangue materno e' impiegata a livello internazionale, nella pratica di routine diagnostica prenatale, da circa 3 anni (da oltre 1 anno in Italia). Ad oggi sono stati eseguiti centinaia di migliaia di tali test. Se fosse vera l'affermazione che il test del DNA fetale da sangue materno 'nel 75% dei casi fornisce un risultato sbagliato', cio' significherebbe che sono state effettuate diverse centinaia di migliaia di diagnosi sbagliate ed, ancor peggio, che centinaia di migliaia di feti sono stati abortiti!''. ''Basta consultare la letteratura scientifica, per trovare centinaia di articoli pubblicati su prestigiose riviste internazionali, tutti concordi nel sostenere che l'analisi del DNA fetale da sangue materno e' un test affidabile, che ha una precisione del 99% (addirittura del 99.9% per la trisomia del cromosoma 21 o Sindrome di Down, quindi con falsi negativi <0.1%) ed una incidenza di falsi positivi <0.1%''. E ancora: ''nel corso della consulenza genetica pre- e post-test il genetista chiarisce in maniera inequivocabile con il paziente che i risultati del test del DNA fetale da sangue materno devono essere sempre confermati con tecniche di diagnosi prenatale invasiva, quale l'amniocentesi. Cio' e' chiaramente riscontrabile anche nel modulo di consenso informato all'esecuzione dell'esame. Inoltre, cio' appare ancor piu' inverosimile dal punto di vista pratico in quanto, ammettendo che la paziente possa sfuggire alla consulenza genetica post-test e decidesse motu proprio di ricorrere all'aborto terapeutico, non troverebbe nessun ginecologo disposto ad interrompere una gravidanza sulla base dei risultati di un test del DNA fetale da sangue materno. Da escludere e', infine, la possibilita' che l'esame in argomento, anche se effettuato alla 10^ settimana di gestazione, possa produrre dei risultati in tempo utile per una interruzione volontaria della gravidanza (IVG), in quanto non ci sarebbero i tempi tecnici per intraprendere la procedura, considerando anche il tempo necessario per completare l'analisi (mediamente 10 giorni lavorativi)''.